martedì 28 giugno 2011

Architettura idroponica

di Elena Ruzza


L'agricoltura idroponica, o idrocoltura, è un sistema di coltivazione dei vegetali fuori terra che utilizza un substrato inerte del materiale più vario – argilla espansa, fibra di cocco, perlite o lana di roccia – e un'irrigazione a base di acqua e sali minerali. È un sistema che presenta risvolti interessanti da diversi punti di vista. 
Innanzitutto, quello ecologico: l'agricoltura idroponica, a parità di superficie, rende anche venti volte di più di una coltivazione in terra. Ma soprattutto annulla gli sprechi idrici, utilizzando un sistema di irrigazione chiuso che ricicla l'acqua non assorbita dalle piante. Proprio perché non necessita di ampie superfici di terreno, è una pratica che si adatta benissimo alla produzione alimentare direttamente in città, eliminando così l'impatto di CO2 dovuto al trasporto del cibo al consumatore.
Anche la qualità alimentare è un vantaggio di questa tecnica: poter controllare le sostanze nutritive apportate alle piante e la sostituzione del terreno con uno strato asettico si traduce in rese più elevate, piante più rigogliose e riduzione dell'uso di pesticidi.
Il sistema inoltre è tanto semplice ed economico da poter essere autocostruito e installato in casa: è sufficiente una piccola pompa e materiale di recupero come tubi, vasi, bottiglie e bicchieri di plastica, ma  si trova anche sul mercato una vasta gamma di prodotti per la coltivazione idroponica sulle finestre e i balconi delle nostre case.
Tutte queste caratteristiche hanno portato anche la FAO a sperimentare sull'idroponica con il progetto La Huerta Hidroponica Popular per la costituzione di piccoli orti domestici in alcuni contesti disagiati dell'America Latina, che colpiscono per la varietà delle forme e dei materiali utilizzati – tutti rigorosamente di riciclo.
Ma un aspetto estremamente interessante di questa tecnica sta nelle sue potenziali applicazioni architettoniche alle scale più diverse. 
La coltivazione idroponica ben si adatta a essere riprodotta su strutture verticali, ma è possibile realizzarla anche in piano: coperture e facciate verdi aumentano il risparmio energetico e la sostenibilità degli edifici, sia per l'azione dei vegetali sia per la possibilità di utilizzare materiali isolanti come substrato inerte. Forse in futuro serre per la produzione alimentare si integreranno non solo con gli edifici ma col tessuto urbano delle nostre città, come promosso dal Science Barge allestito nel cuore di New York.
L'architetto americano Gordon Graff ha poi portato all'estremo le potenzialità dell'agricoltura idroponica nel progetto di Skyfarm, un grattacielo ad uso residenziale integrato con coltivazioni verticali per 59 piani di altezza, che garantirebbe alimenti per 50.000 persone: forse una provocazione per le sue colossali dimensioni, ma uno studio interessante su come un'architettura possa diventare essa stessa un piccolo ecosistema.  

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